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aula scolastica

ALTO PIEMONTE - 22-03-2021 -- Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una docente indirizzata al governatore Alberto Cirio sulla gestione della didattica in questo momento difficile.
Ecco il testo integrale.


"Egregio Governatore Cirio,
mi chiamo Francesca Guerisoli e sono una docente certa di parlarle con competenza, determinata a non tradire il lavoro in cui crede, a non tradire il bene dei ragazzi e la letteratura dei valori della scuola che i Governatori della nostra patria hanno costruito con fatica, nel corso del tempo, e di cui voi, oggi, siete i più autorevoli rappresentanti.


Mi ascolti. Perché nella mia voce si concentrano le voci di tanti studenti, delle loro famiglie, di tanti altri docenti.
Possiamo gestire la didattica in un altro modo.
Il messaggio che stiamo dando ai ragazzi è drammaticamente un messaggio sbagliato e pericoloso per la crescita delle future generazioni.
Stiamo dimostrando che la Scuola è un servizio alla pari di tanti altri, che può essere chiuso e aperto come un negozio di vestiti o una palestra quindi non più importante di questi; un servizio che può continuare comunque la sua attività, spostandosi semplicemente online.
È questo che vogliamo trasmettere ai ragazzi?


L’idea che la Scuola non sia in realtà fondamentale come un Ospedale?
L’idea che nel mondo la cura della mente e del cuore non siano alla pari di quella del corpo?
La gente non può essere curata online.
I ragazzi non si educano nella distanza.
I ragazzi imparano e crescono per imitazione di un modello che gli sta vicino, assorbono i valori con l’esperienza diretta e il contatto.
I più piccoli sono ancora troppo piccoli per essere già sufficientemente responsabili della loro formazione, non tutti capiscono che devono seguire con attenzione la lezione allo schermo invece di giocare al telefono o, addirittura. alla playstation, dietro a una telecamera spenta; in molti non c’è la consapevolezza di impegnarsi nello studio del doposcuola, di studiare perché l’istruzione è fondamentale per non naufragare nel loro futuro.
Tanti di loro hanno bisogno della mano dell’insegnante sulla spalla per crescere nell’apprendimento e di un occhio vigile e professionale, puntato su di loro per osservarli a 360 gradi: in classe, fuori dalla classe, nelle ore di lezione così come nell’intervallo, nei corridoi o mentre mangiano in mensa, chiacchierano in gruppo o scendono in fila le scale. L’insegnante deve poter osservare. Deve poter sentire e vivere l’alunno da vicino per poter svolgere il suo lavoro. Senza questa pratica l’insegnante sarebbe come un dottore che cura un paziente senza possederne la diagnosi.
Mi permetta il dubbio: chiedendo ai ragazzi di vivere e studiare in casa stiamo garantendo e tutelando la loro salute psicofisica?
I più grandi stanno vivendo il paradosso di un isolamento mascherato da infinite connessioni virtuali, in moltissimi soffrono d’ansia: alcuni non vogliono uscire dalla loro stanza e in gruppo si sentono a disagio, non riescono a capire che vale la pena alzarsi dal letto, staccarsi dal cellulare perché fuori c’è un mondo bello e pieno di STIMOLI e SVAGHI SANI.
Respirano le paure e lo stess del tempo, le preoccupazioni dei genitori e non possono beneficiare di un contesto prezioso come la scuola dove poter esprimere e cercare se stessi attraverso lo scambio diretto con l’altro, la comunicazione autentica dove non esistono bottoni per spegnere il microfono e non esistono microfoni che non funzionano; le reti della comunicazione non vengono mai minacciate in classe da una scarsa connessione.
La didattica a distanza produce una società di persone multi tasking e pelandrone, è incapace di promuovere l’apprendimento e l’empatia, lascia indietro i più deboli e acutizza le criticità familiari promuovendo nei giovani abitudini scorrette.
Per poter aver una qualche efficacia almeno sul piano disciplinare, dovrebbe essere completamente ripensata; andrebbero forniti ai docenti percorsi di formazione specifici per aiutarli nella gestione pedagogica e tecnologica.
Non basta andare tutti online.
Non basta fare l’appello per registrare una presenza.


Non basta un computer e una lezione frontale per INSEGNARE, non basta una click per IMPARARE.
Se non possiamo e non vogliamo andare contro alle disposizioni normative che impongono la didattica a distanza, possiamo e dobbiamo invece trovare alternative più flessibili e intelligenti per coniugare i valori della scuola e della buona istruzione con le misure di sicurezza imposte dall’emergenza sanitaria.
Si potrebbe cominciare col dire che LE SCUOLE NON CHIUDONO, restano aperte al servizio di chi voglia usufruirne. La scelta dovrebbe essere rimessa in mano alle famiglie e ai ragazzi piuttosto. Se saranno in tanti a voler tornare a scuola si studieranno dei programmi di rotazione per ridurre il numero dei ragazzi in classe al minimo (5 studenti al massimo).


Si potrebbe allora incentivare la presenza degli alunni, in particolare di quelli con difficoltà di apprendimento maggiori; individuare spazi all’aperto dove svolgere le lezioni così da permettere ai ragazzi di avere la possibilità di uno scambio diretto, di confrontarsi non esclusivamente attraverso un dispositivo tecnologico e nel tempo limitato e controllato di una video lezione.


Ci sono cose che i ragazzi dicono con il corpo, gli occhi, i gesti, l’umore e che lo schermo non permette di osservare. Ci sono dinamiche relazionali che un insegnate deve capire, odori che deve sentire, segni sul corpo, sul diario o sui vestiti che deve vedere. E ci sono confidenze che i ragazzi osano fargli solo nello spazio intimo che si crea in classe o nei corridoi, magari tra una lezione e l’altra in mezzo al vociferare della classe.
Non possiamo ignorare la portata di quello che stiamo chiedendo di fare ai ragazzi, alle famiglie, al corpo docente. Se all’inizio della pandemia la didattica a distanza ci sembrava la soluzione migliore per tutelare il diritto all’istruzione garantendo una continuità scolastica, ora a distanza di un anno dobbiamo prendere consapevolezza dei disagi e degli squilibri che ha creato, crea e creerà ancora se si manterrà così, senza essere riformulata.
Mi metto a disposizione per qualsiasi confronto e lavoro attivo da portare avanti per garantire il bene dei nostri ragazzi.


Grazie della sua preziosa attenzione, un cordiale saluto,
Prof. Francesca"

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