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TORINO - 29-10-2021 -- Non più liberi. Luigi Nerini ed Enrico Perocchio, amministratore unico e direttore d’esercizio di Funivie del Mottarone, secondo i giudici devono stare agli arresti domiciliari. L’ha deciso il Tribunale del Riesame di Torino accogliendo il ricorso con cui la Procura di Verbania s’era espressa contro la decisione del gip Donfatella Banci Buonamici che, il 29 maggio scorso, non aveva convalidato i fermi disposti nei loro confronti e del capotecnico Gabriele Tadini. Questi, sentito dagli inquirenti, aveva ammesso d’aver manomesso i freni d’emergenza della cabina precipitata al suolo il 23 maggio provocando 14 morti e un ferito. E, nelle dichiarazioni rilasciate al procuratore capo Olimpia Bossi e al sostituto Laura Carrera, aveva chiamato in causa gli altri due, dicendo che erano informati.

Fu a quel punto, nella notte tra il 25 e il 26 maggio, che Nerini e Perocchio furono convocati in caserma e, dalla stazione dei carabinieri di Stresa, uscirono in stato di fermo diretti alla casa circondariale di Verbania, dove rimasero sino a sabato sera, dopo la lettura dell’ordinanza del gip.

Per Banci Buonamici non sussistevano nei loro confronti gravi indizi tali da privarne la libertà, salvo che per Tadini, tuttora ai domiciliari. La Procura, che indaga per omicidio colposo plurimo, disastro e per la violazione delle norme di sicurezza, non accettò il responso, ritenendo provata la tesi secondo cui anche Nerini e Perocchio sapevano che la funivia viaggiava senza freni d’emergenza. Per questo ha presentato il ricorso al quale ha aggiunto nuove testimonianze e la registrazione di alcuni colloqui fatta da un ex dipendente nel 2019. Ieri il Riesame ha sciolto la riserva e accolto il ricorso.

L’imprenditore e l’ingegnere hanno ora dieci giorni di tempo per ricorrere in Cassazione, interrompendo peraltro l'efficacia del provvedimento, che sarebbe quindi rimesso agli Ermellini. Diversamente, sarebbe esecutivo.

 

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