VERBANIA - 04-06-2022 -- S’era aggiudicato la gara d’appalto per la gestione dell’illuminazione pubblica di Arona (base d’asta: 1,9 milioni), ma la Centrale di committenza di Verbania chiedeva ulteriori documenti. Voleva verificare il possesso del requisito dell’esperienza maturata e, per questo, a fine giugno del 2019, il funzionario spedì una pec all’imprenditore aggiudicatario, titolare di una società di San Maurizio Canavese, dandogli cinque giorni per adempiere.
È con questa urgenza, determinato a chiudere il contratto, che il 2 luglio questi si presentò all’ufficio tecnico del comune di Vanzago, del quale da una decina d’anni era fornitore, dando il via a una serie di fatti per il quale ora è finito a processo.
La Procura di Verbania accusa l’imprenditore, e un architetto del comune milanese, di turbativa d’asta e di falso per aver redatto e prodotto una certificazione non corrispondente al vero, che qualificava l’impresa come provato gestore del servizio.
Il requisito della gara era d’aver gestito nell’ultimo triennio un ente con almeno 1.500 punti luce. La società l’aveva autocertificato ma, dovendo documentarlo, serviva un’attestazione. Quella mattina a Vanzago l’imprenditore ne parlò col dirigente, che all’architetto suo sottoposto fece scrivere il testo, poi firmato da entrambi, nel quale si affermava che la società aveva gestito 1.200 punti luce più altri (torri faro, lampade su edifici pubblici…) assimilabili. Non era sufficiente perché, nel primo pomeriggio e questa volta telefonicamente, ne sollecitò una modifica, che fece il solo istruttore amministrativo -senza consultare il dirigente, che era andato a casa- portando a 1.500 (i 1.200 fissi e i 300 assimilati) il numero di punti luce.
L’attestazione, la girandola di e-mail e il fatto che un documento non riportasse nemmeno la data del protocollo, portò la Centrale di committenza di Verbania a escludere l’impresa, ad assegnare l’appalto alla seconda classificata e a segnalare il fatto alla Procura. Le indagini condotte dalla Guardia di finanza hanno portato all’acquisizione della corrispondenza e corroborato l’ipotesi della turbativa d’asta e del falso, per il quale il processo è in corso.
Nell’udienza dibattimentale di ieri sono stati escussi tutti i testi, ricostruendo quanto accadde il 2 luglio e facendo emergere che, oltre a non avere 1.500 punti luce, a Vanzago la società non era gestore della rete, ma semplice manutentore. Gli indagati si sono giustificati. L’imprenditore ha detto di essere in buona fede e che aveva fretta, l’istruttore amministrativo ha ammesso d’aver sbagliato a rifare la documentazione, ma ha detto che non sapeva che sarebbe servita per una gara e che la riteneva carta straccia, essendo lui solo direttore lavori.
Il procedimento è stato aggiornato al 30 novembre per discussione e sentenza.


