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procura novaraBORGO TICINO -05-11-2017- “Al di là della

riappacificazione, nell’intera vicenda restano comunque alcuni punti fermi: la ragazza non voleva seguire il padre e il gruppo, e viene trascinata; la presenza di spalleggiatori, una presenza plurima non indifferente; la ragazza cede e decide di salire in auto con i genitori e insieme a lei viene portato via anche il bambino, in braccio alla nonna. Resta da stabilire se si tratti di sequestro di persona o violenza privata” ma per il pubblico ministero Mario Andrigo in realtà nessun dubbio che si tratti della prima ipotesi di reato; per questo ha concluso la requisitoria con la richiesta di condanna a 2 anni per il padre della ragazza, un anno per il fratello e la mamma. La vicenda, che vede sul banco degli imputati i tre, chiamati a rispondere delle accuse di sequestro di persona e lesioni, risale a un giorno di luglio di due anni fa quando i tre partirono dal campo  di Gornate alla volta di Borgo Ticino dove la figlia, “principessa”, viveva con il marito, nomade novarese, e il bambino. I tre (padre, madre e fratello), secondo l’accusa, erano arrivati con altre persone “armate”, una sorta di spedizione per riportare a casa la giovane “perché il marito la trascurava” e forse “la tradiva”. Ma il marito della ragazza, avvertito dal fratello di quanto stava accadendo al campo, aveva chiamato i carabinieri. E i carabinieri li avevano intercettati e, dopo un inseguimento tra le due province, li avevano raggiunti, avevano portato la ragazza in ospedale e gli altri in caserma. Per il difensore dei tre, avvocato Andrea La Francesca “il padre era partito dal campo di Gornate per portare a casa la figlia; perché doveva “salvare” la figlia, anche per i suoi problemi di salute. Sequestro di persona o violenza privata? Non ci fu alcuna coercizione o limitazione nella libertà. La ragazza fu certamente sorpresa quando aprì la porta della roulotte e vide il padre; fu titubante anche, non capiva il motivo per il quale dovesse andare con lui. Lasciare il campo avrebbe potuto diventare un problema nei rapporti con la famiglia del marito” ed ha concluso con la richiesta di assoluzione. Sentenza il 24 novembre.

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