
MILANO – 24.09.2019 – La misura è stata revocata
e da ieri è un uomo libero. A distanza di quattro mesi e mezzo dall'avvio dell'indagine “Mensa dei poveri”, l'aronese Gian Maria Radaeli non è più sottoposto all'obbligo di firma che il Tribunale di Milano aveva stabilito per lui su richiesta della Dda di Milano. Già ufficiale dei carabinieri e amministratore della Farmacia comunale di Domodossola (incarico che ha lasciato appena ricevuto l'avviso di garanzia), il 53enne Radaeli è accusato dai magistrati lombardi d'aver emesso false fatture della sua agenzia di comunicazione per dare denaro a Mauro Tolbar, il 41enne di Divignano considerato il “faccendiere” che teneva i rapporti tra imprenditoria e politica, in particolare con l'ex senatore di Forza Italia Nino Caianiello (tutt'ora in carcere) e con l'ex presidente della Provincia di Novara Diego Sozzani, deputato per cui la scorsa settimana il parlamento –con una frattura nella maggioranza M5S-Pd e oltre quaranta franchi tiratori– ha garantito l'immunità parlamentare negando gli arresti domiciliari chiesti dai magistrati. Nell'ipotesi accusatoria i fondi venivano utilizzati per “ungere” le ruote della politica e fare affari. Radaeli, difeso dall'avvocato Clarissa Tacchini, è stato interrogato già a maggio dai pm milanesi, ribadendo fin da subito che le fatture emesse si riferiscono a un evento realmente organizzato dalla sua agenzia e che era propedeutico a un progetto lavorativo di cui stavano discutendo ma che non s'è mai concretizzato.


