
NOVARA - 21-02-2020-- In occasione del 75mo
della morte del Servo di Dio don Giuseppe Rossi il 28 gennaio 2020 si sono riuniti i Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi per valutare la documentazione addotta dalla Positio a sostegno della dimostrazione del martirio in odium fidei del Servo di Dio. I Consultori hanno riconosciuto all'unanimità la pertinenza e l'esaustività di tale documentazione, avvisa il comunicato della Diocesi di Novara.
"Toccherà ora ai Consultori Teologi esprimersi riguardo al riconoscimento del martirio in base ai documenti e alle testimonianze raccolte nel corso del Processo diocesano.
Saranno poi i Cardinali e Vescovi della Congregazione ad esprimersi e il Santo Padre a pronunciare il giudizio definitivo in ordine al martirio".
Le celebrazioni del giubileo del morte del Servo di Dio si terranno l’8 marzo a Castiglione Ossola dove dal 1991 sono conservate le sue spoglie e restano molti dei suoi oggetti. In programma: alle ore 16 preghiera sul luogo del martirio; alle ore 17 messa giubilare.
Il servo di Dio Giuseppe Rossi, fu ucciso per rappresaglia dai nazisti il 26 febbraio 1945. Aveva solo 34 anni.
Don Rossi nacque a Varallo Pombia il 3 novembre 1912 in una famiglia di condizioni umili. Ordinato sacerdote nel 1937, l'anno dopo fu assegnato alla parrocchia di Castiglione Ossola.
Qui si dedicò con grande zelo al suo ministero di parroco di montagna, ancor di più durante la guerra quando gli si presentò l'opportunità di fuggire per porre in salvo la sua vita, ma non volle abbandonare la sua gente. Restò tra loro sino al martirio. Nella mattina del 26 febbraio 1945 alcuni camion di fascisti e nazisti entravano in Valle Anzasca diretti a Macugnaga. All'ultimo ponte prima del paese un mezzo fu colpito da alcune bombe a mano gettate dai partigiani appostati nei boschi sovrastanti; vi furono due morti e numerosi feriti. Proprio in quel momento l'orologio del campanile suonava le nove; e ciò venne interpretato come un segnale lanciato ai partigiani. Inferociti i militari diedero alle fiamme le case della frazione Paita, quindi fecero 45 ostaggi: vecchi, donne e bambini e anche don Giuseppe che provò a rianimare tutti. Prima di sera quasi tutti gli ostaggi vennero rilasciati, lo stesso sacerdote potè fare ritorno a casa. Era chiaro che i militari sarebbero tornati a prenderlo, e qualcuno gli consigliò anche di scappare ma don Giuseppe rimase al suo posto. E la tragedia di consumò. A sera il parroco fu prelevato e portato nella frazione Colombetti. malmenato pesantemente anche con pietre e il calcio dei fucili, fu obbligato scavare la propria fossa e poi ucciso con il colpo di grazia.
I paesi lo cercarono per giorni e giorni, solo il 4 marzo una donna del paese - su indicazione di un soldato pentito - ritrovò il corpo e diede l'allarme; la salma fu ricomposta, portata in casa parrocchiale e visitata con commozione da numerosi valligiani. I nazisti cercarono di incolpare i partigiani dell'omicidio ma nessuno vi credette. La salma venne poi tumulata nel cimitero di Varallo Pombia da dove, nel 1991, dopo grandi insistenze, fu riportata nella chiesa parrocchiale di Castiglione.
Il martirio di don Rossi ha fatto sì che la Congregazione per le Cause dei Santi concedesse il nulla osta all’introduzione della Causa di Beatificazione e canonizzazione il 7 settembre 2001. Il processo diocesano, apertosi il 22 settembre 2002, si è chiuso il 7 marzo 2004. Don Giuseppe Rossi è attualmente "servo di Dio", il passo successivo sarà la beatificazione, ed oggi la conferma che non è lontana.


