
ARONA - 05-02-2021 -- Legambiente e Federazione Provinciale pesca (FIPSAS) hanno chiesto e fatto attivare accertamenti e indagini sui lavori in corso sulla sponda e nell'alveo del Torrente Vevera ad Arona, per verificare l'ittiocompatibiliotà e la tutela dell'habitat naturale degli interventi.
Così una nota diffusa da Legambiente: "In merito ai lavori in corso di svolgimento sulla sponda idrografica destra del torrente Vevera e l’accesso all’interno dell’alveo di una macchina movimentazione terra con i cingoli, su segnalazione del circolo locale di Legambiente sono stati effettuati accertamenti e indagini da parte delle guardie ittiche volontarie di Federazione pesca (FIPSAS) in data 2 e 3 febbraio ai quali seguirà a breve anche un sopralluogo da parte della polizia provinciale di Novara per ulteriori verifiche. A fronte di ciò, risulta che attualmente la macchina di movimentazione terra non opera più all’interno dell’alveo - si legge - La Federazione provinciale pesca (FIPSAS) ricorda che la fauna ittica costituisce un’importante componente della biodiversità negli ambienti acquatici e un indicatore rilevante nella definizione della qualità ecologica dei corpi idrici. I vari interventi idraulici – anche per la messa in sicurezza delle sponde idrografiche - devono essere ittiocompatibili; di conseguenza nella maggior parte dei casi dove a causa di lavori si è reso necessario l’utilizzo di macchinari all’interno degli alvei torrentizi, si è quasi sempre provveduto a recuperare e trasferire i pesci, al fine di preservare l’integrità della fauna ittica, cosa che, sino ad ora, non è avvenuta per questi lavori. In particolare, viene anche sottolineato che i mesi di gennaio e inizio febbraio corrispondono ad un periodo molto critico e delicato per i salmonidi, presenti nei torrenti, in quanto provengono dal periodo post riproduzione".
Il circolo di Legambiente Gli Amici del Lago evidenzia la situazione di aver riscontrato un intervento potenzialmente invasivo nell’alveo del torrente, proprio durante la giornata mondiale delle zone umide delle Nazioni Unite. “Mentre ormai da alcuni anni tecnici, esperti e naturalisti sono impegnati a identificare forme di interventi non invasivi sui fiumi e buone pratiche replicabili, per prevenire i dissesti idrogeologici che siano anche in grado di salvaguardare gli equilibri delle dinamiche fluviali, purtroppo permane ancora una mentalità diffusa di artificializzazione delle sponde (rettifiche, risagomature, briglie e difese per bloccare la mobilità dell’alveo etc.). Senza dimenticare che compiere lavori in alveo può anche causare alterazioni dirette degli habitat acquatici, che possono essere distrutti, ridotti in estensione e/o frammentati, per fare posto all’area di cantiere e/o all’opera in restauro o installazione. Tali habitat modificati potrebbero risultare critici per la sopravvivenza di specie ittiche di interesse conservazionistico, con conseguenti danni anche alla componente biotica del sistema, essenziale per l’autodepurazione del fiume. Uno dei tanti e fondamentali servizi ecosistemici che i corsi d’acqua ci offrono”.


